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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Articolo del 18/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 18861 Volte
difiorefotografi - Caserta, Dragoni: villa Turrita. Cerimonie - Matrimonio
Articolo del 19/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 1594 Volte
difiorefotografi - Napoli, Boscotrecase: la bimba con gli sposi. Reportage - Matrimonio
Articolo del 19/02/2008 Pubblicato in attualità Letto 3267 Volte
4 aprile 2008 concerto al teatro Roma di Portici (Na) di Nino Buonocore.
Dopo aver lavorato come turnista in varie sale di incisione, ed aver inciso tre 45 giri per etichette minori (Io e te, In vestaglia, 'Nnamurato 76-77-78), Nino Buonocore, nel 1979 firma un contratto per la RCA Italiana.
Il debutto avviene proprio in quell'anno, con il 45 giri "Amico coccodrillo/Due per Due".
Nel 1980, incide il Q-Disc "Acida", in cui era contenuta la canzone "Se", sigla della fortunata serie di telefilm "L'uomo da sei milioni di dollari". Nel 1982, viene pubblicato il primo vero 33 giri, intitolato "Yaya", prodotto da Simon Boswell e suonato con la band wave inglese "Live Wire", con cui partecipa nella sezione "discoverde", al Festivalbar.
Nel 1983, è per la prima volta a Sanremo, con il brano "Nuovo amore", che riceve amplissimi consensi di critica (Renzo Arbore, durante la diretta della prima serata, seduto in prima fila, ne parla come il miglior giovane in gara).
Alla fine del 1985, il brano verrà pubblicato nei paesi dell'America latina, vendendo oltre tre milioni di copie. Alla fine dell'estate esce il fortunato singolo "Notte chiara", sigla della telenovela "Cara a cara" ed il 33 giri "Nino in copertina", ed entrambi fanno la loro presenza in classifica.
Nel 1984 Nino firma per dieci anni con la Emi, ed alla fine di quell'anno esce il 33 giri "Nino Buonocore", seguito, pochi mesi dopo, dal singolo "Soli", sigla di chiusura di "Domenica in". Partecipa al Festivalbar '85 con "Io mi inventerò".
Nel 1987, la vera svolta verso un tipo di musica molto più raffinata e meno rock.
È l'anno di "Rosanna", presentata a Sanremo e, ad oggi, una delle sue maggiori hit. Durante l'estate partecipa al Festival di Saint Vincent ed al Festivalbar, con il nuovo singolo "Se io fossi in te", ove inizia il soldalizio artistico, per la scrittura delle canzoni, con il paroliere Michele De Vitis. Nel 1988 è di nuovo a Sanremo con il brano "Le tue chiavi non ho", cui segue un importante 33 giri: "Una città tra le mani", ove nei ricchissimi crediti dei musicisti che vi hanno preso parte, figura anche il grande jazzista Chet Baker. Di rilievo la partecipazione al programma musicale "Doc", con Chet Baker, Nicola Stilo, Rino Zurzolo, Massimo Volpe ed altri prestigiosi musicisti. Durante l'estate partecipa al Festivalbar con il brano "Con l'acqua alla gola", stampato anche il versione remix.
Il 1990 è l'anno di Buonocore: vengono pubblicati contemporaneamente il 33 giri "Sabato, domenica e lunedì" ed il singolo "Scrivimi". Entrambi nella topten delle classifiche per mesi, totalizzerano oltre 200.000 copie vendute l'album e, ad oggi, con pubblicazione in diverse versioni e lingue e paesi, oltre 3 milioni di copie per Scrivimi, inserita anche nella colonna sonora del film di Castellitto "Non ti muovere". Buonocore si classifica terzo tra gli italiani al Festivalbar e secondo al Cantagiro.
Nel 2007, Laura Pausini inserisce il brano "Scrivimi", nel suo fortunato album "Io canto".
Nel 1992, viene pubblicato l'album "La naturale incertezza del vivere", da cui vengono estratti i singoli "Il mandorlo" e "E non dire". L'album resta 20 settimane in classifica. Partecipazione al Festivalbar e "Vota la voce".
All'inizio del 1993, come ultimo impegno contrattuale con la Emi, Nino partecipa a Sanremo con il brano "Una canzone d'amore", cui segue la raccolta del periodo con la Emi, "Un po' di più", che contiene anche tre inediti. Anni di riflessione e silenzio, per poi tornare alla fine del 1998, con un album "di passaggio", inciso per la Easy di Claudio Mattone ed intitolato "Alti & Bassi", da cui vengono estratti i singoli "Nemmeno un momento" e "Prima o poi". All'inizio del del 2001, Nino intraprende un delicato e raffinato cammino di ulteriore avvicinamento al jazz, mettendo su un sestetto di grande qualità e pubblicando del 2004 il cd "Libero passeggero", cui è allegato un Dvd "In viaggio", in cui lo stesso Nino ed i musicisti del sestetto, spiegano il senso, le origini e gli sviluppi del progetto. Da segnalare anche un raro ed inedito video di Nino del 1988, in una session di presentazione alla stampa dell'album "Una città tra le mani", con una favolosa band e con Chet Baker ed immagini inedite girate a New York, ai Green Street Studios, durante le registrazioni di "Sabato, domenica e lunedì". A questo album seguono tre tourneé (2004, 2005 e 2006) nei teatri italiani ed in quegli spazi ove è possibile creare raffinate atmosfere.
Attualmente Nino Buonocore, con grande tranquillità, sta lavorando nei suoi "Grovees Studios" di Napoli, alla realizzazione del nuovo album. Il sito ufficiale è www.ninobuonocore.com, mentre è in allestimento il blog ufficiale.
Recentemente ha partecipato alla registrazione dello spettacolo di Alessandro Siani "Tienimi presente" suonando e cantando la sua canzone "Scrivimi".
fonte: it.wikipedia.org
Articolo del 20/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 2351 Volte
difiorefotografi - Potenza, Rivello: Fabio e Ingrid. Reportage - Matrimonio
Articolo del 20/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 6135 Volte
difiorefotografi - Avellino, Lauro di Nola: Castello Lancellotti, bacio in biblioteca. Reportage - Matrimonio
Articolo del 21/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 3200 Volte
difiorefotografi - Benevento: Gli sposi verso il castello di Faicchio. Reportage - Matrimonio
Articolo del 21/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 6476 Volte
difiorefotografi - Avellino, Lauro di Nola: aperitivo di benvenuto all'aperto, catering Antignani. Castello Lancellotti.
Articolo del 22/02/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 26954 Volte
La giarrettiera per la sposa - Origini, storia, credenze e curiosità - Tradizioni vecchie e nuove.
Originariamente la giarrettiera consisteva soltanto in un laccio. La prima volta che il termine viene citato è nell'800 d.C. negli scritti di Eginardo: descrivendo l'abbigliamento di Carlo Magno, parla di "giarrettiere" che sostengono le calze del monarca.
Nell'abbigliamento maschile è presente a partire dal 1200. A metà del XIV secolo Edoardo III d'Inghilterra, in seguito a un incidente occorso alla contessa di Salisbury a un ballo di corte, designa la giarrettiera come il simbolo dell'onorificenza più prestigiosa della corona inglese, ” l'Ordine della Giarrettiera”, lanciando anche il celeberrimo motto presente ancora sullo stemma reale "Honni soit qui mal y pense" (sia svergognato chi ne pensa male).
A partire dal XVIII secolo si attribuì alla giarrettiera un culto speciale, adornandola di pietre preziose, gioielli a forma di piccoli lucchetti, nastri e pizzi, spesso con ritratti del proprio marito o compagno (anche fuori dal matrimonio).
Alla giarrettiera si attribuivano poteri soprannaturali: si diceva, ad esempio, che un fantasma non poteva attraversare una porta chiusa con una giarrettiera.
È del XIX secolo l'uso di giarrettiere in tessuto elasticizzato. Nello stesso secolo si impose la moda di portare non più due giarrettiere l'una sopra il ginocchio per fissare la calza, l'altra sotto di esso per vezzo, ma una sola sopra il ginocchio.
Un noto costume matrimoniale delle famiglie nobili consisteva nel dividere fra gli invitati una giarrettiera in piccoli pezzi. Il cosiddetto "don de la jarretière" (dono della giarrettiera), è conosciuto e praticato in Francia, presso le popolazioni francofone del Belgio, anche nei matrimoni fra contadini del Palatinato Superiore e dell'Alsazia. Oggi in questa usanza in Italia e altrove la giarrettiera è stata sostituita dalla cravatta dello sposo, che viene tagliata e distribuita tra gli invitati. Ma anche questa tradizione sta un po’ andando a scemare.
A partire dalla fine del XIX secolo l'uso della giarrettiera ha cominciato a entrare in decadenza a causa dell'avvento del reggicalze femminile prima e del collant e delle calze autoreggenti poi.
Al giorno d’oggi la giarrettiera è parte integrante dell’abbigliamento di ogni sposa. L’usanza si intreccia con altri costumi: alcune sposine, infatti, non acquistano la giarrettiera, ma aspettano che venga loro regalata. Inoltre spesso le giarrettiere per la sposa hanno all’interno un nastrino blu. In tal modo si rispettano due parti della tradizione che vuole che la sposa indossi, nel giorno del matrimonio qualcosa di blu, qualcosa di regalato, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di vecchio (antico). Anche se quasi tutte le spose indossano la giarrettiera, però, non tutte praticano il cosiddetto “lancio della giarrettiera”, che può essere considerato un po’ come l’equivalente del lancio del bouquet al maschile (lo sposo lancia la giarrettiera agli invitati maschi scapoli e colui che la prende sarà il prossimo a sposarsi).
fonte: www.la-sposa.it
Articolo del 23/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 4841 Volte
difiorefotografi - Napoli, penisola Sorrentina, Seiano di Vico Equense: grand hotel Moon valley. Reportage - Matrimonio
Articolo del 24/02/2008 Pubblicato in attualità Letto 1708 Volte
Beppe Grillo, monnezza day a Napoli 23 febbraio 2008.
Articolo del 24/02/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 6071 Volte
Banchetto nuziale: la storia, le tradizioni, le usanze.
Il banchetto nuziale è stato, in tutte le epoche e presso tutte le classi, un importante occasione nella quale ai motivi festosi puramente gastronomici se ne intrecciavano altri che di culinario avevano ben poco: ostentazione di potenza e ricchezza, o comunque sforzo di affermazione sociale, elementi rituali e simbolici legati propriamente all’atto nuziale.
Tuttora, più di quanto non si creda, sedendosi a tavola durante un pranzo nuziale si partecipa ad un rito. Ovviamente certi dati sono più evidenti in altre epoche quando le differenze tra i vari ceti erano molto più accentuate: accanto ai banchetti per le nozze tra case regnanti atti a dimostrare potenza e ricchezza ma allo stesso tempo passione per il lusso sfrenato, troviamo esempi di nozze tra contadini che suggellavano il loro patto di nozze con banchetti ben più modesti e lontani da sfarzo e lusso.
In ogni caso, nonostante sfarzo e lusso siano tipici di ogni età, il trionfo del pranzo nuziale scenografico fu quello che si tenne nel 1600 a Palazzo Vecchio a Firenze per il matrimonio di Maria de Medici e il Re di Francia Enrico IV, che rimase nella storia soprattutto per le meraviglie teatrali escogitate dal famoso architetto Buontalenti, e per le statue di zucchero modellate dal Giambologna. Pare che, dopo la frutta, calarono dal soffitto nubi rigonfie con Giunone e Minerva, ed al loro dileguarsi le tavole erano cambiate a vista con altre di specchi e di cristalli, che a loro volta si trasformarono in boschetti con valli, siepi e fontane.
Al Medioevo ed al Rinascimento, epoche in cui allegorie e simbolismi la facevano da padroni in ogni momento della vita umana, risalgono molte delle usanze osservate ancora oggi durante i pranzi nuziali.
Oltre al numero dei convitati, che non deve essere mai dispari, è molto importante la presenza di dolci e zuccherini, gli attuali confetti, come simbolo di un dolce e lieto futuro. Inoltre, non possono mancare alcuni frutti come la mela, simbolo della dedizione della sposa, e la melagrana, simbolo della fertilità.
Devono essere in tavola anche cibi piccanti ed afrodisiaci per propiziare l’atto fisico dell’unione. In tutte le epoche, e nei limiti dei loro mezzi, come abbiamo già detto, anche la borghesia e le classi popolari hanno dato grande importanza ai banchetti nuziali.
Famose, per esempio, nella tradizione popolare Italiana, le cosiddette “Panarde” Abruzzesi, consacrate alla letteratura da Edoardo Scarfoglio e che si svolgono in modo analogo ancora oggi. A loro volta, piccola nobiltà e borghesia agiata di toga e di commercio, non scherzavano. Basti ricordare il banchetto tenutosi a Verzago nel 1569 per il matrimonio di Ippolita Dugnani con il conte Ottavio Giovio, durante il quale furono servite cinque portate rispettivamente di 145, 105, 105, 140 e 110 piatti ciascuna.
fonte: www.giallozafferano.it
in collaborazione con la dott.ssa Liliana Castello
Articolo del 25/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 7721 Volte
difiorefotografi - Avellino, Cervinara, villa Bianco - il giardino dei tigli: sposi. Matrimonio
Villa Bianco-Il Giardino dei Tigli sorge alle falde del Partenio, area che costituisce di per sé un forte attrattore naturalistico e ambientale, al quale si aggiungono, poi, i richiami dei 15 centri che tocca l'itinerario, favorito dai collegamenti stradali e di mezzi pubblici, tra i quali la Funicolare che conduce ai 1.270 metri del grande Santuario di Montevergine. Il soggiorno e la ristorazione sono assicurati dalle numerose strutture presenti su tutto il territorio. L'enogastronomia è un altro forte richiamo, non meno di quanto lo sia la produzione artigianale che offre modo di fare shopping originale nelle numerose botteghe. Ai siti storici, artistici e culturali del capoluogo (musei, architettura monumentale civile, edilizia religiosa e Centro Storico) si aggiungono poi quelli presenti negli altri centri abitati: castelli, borghi medievali, raccolte d'arte, palazzi d'epoca e borgate montane. Un cenno particolare va fatto al Santuario di Montevergine, sorto agli inizi del XII secolo, meta di oltre un milione di pellegrini, sede di un Museo e di una Mostra Permenente del Museo e di una importante rassegna musicale. Per gli appassionati della sentieristica e del trekking, infine, il territorio presenta numerosi percorsi attrezzati.
fonte: www.ilgiardinodeitigli.it
Articolo del 26/02/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 59272 Volte
Le fedi nuziali: storia, tradizioni, modelli, curiosità, francesina, mantovana, incrociata, design
Le fedi devono essere d'oro. Vanno scelte e provate da entrambi gli sposi; l'acquisto, però, sarà fatto dallo sposo che provvederà a portarle in chiesa il giorno del matrimonio (guai a dimenticarle).
Nel caso della cerimonia in chiesa è uso a volte farle portare in un cestino foderato di pizzo bianco da un bambino o da una bambina che precederà gli sposi durante la marcia nuziale verso l'altare.
Il prezzo si valuta in base al valore dell'oro. Le più richieste sono: la francesina , schiacciata sui fianchi e piuttosto bombata, disponibile da tre e quattro grammi e, la fede tradizionale molto più larga della francesina, disponibile da 4, 5, 6 e 7 grammi.
All'interno degli anelli, poi si usa incidere la data di nozze e i nomi degli sposi, servizio che, normalmente, è compreso nel prezzo. Anche le fedi seguono la moda. Si stanno diffondendo sempre più quelle in platino, realizzate da grandi orafi. Ce ne sono di tutti i tipi, realizzate con i tre colori dell'oro, o impreziosite da qualche brillantino.
Ma ricordate che passano di moda e presentano problemi di manutenzione: tendono a consumarsi più facilmente, poiché le montature sono più "piatte" rispetto a quelle tradizionali, e le pietre potrebbero staccarsi. E costano molto di più.
Nel corso dei secoli è stato impiegato con funzioni diverse da quella decorativa: come simbolo di uno stato sociale, come emblema di potere e autorità o come talismano.
Gli antichi egizi saldavano agli anelli sigilli raffiguranti scarabei e geroglifici, mentre i greci indossavano cerchietti d'oro con cammei o incisioni. Presso gli antichi romani l'uso di questi monili era regolato dalla legge: gli anelli dei cittadini liberi erano d'oro, quelli degli schiavi liberati d'argento e quelli degli schiavi di ferro.
Le matrone romane sfoggiavano fedi nuziali cui era talvolta applicata una piccola chiave, segno della loro autorità nella famiglia. Anche i primi cristiani utilizzarono questi gioielli e dal Medioevo in avanti venne adottata la pratica della consegna di un anello a re e vescovi durante la cerimonia di incoronazione o consacrazione.
Per tradizione, i pontefici ricevono tuttora il cosiddetto "anello piscatorio", raffigurante la barca di san Pietro contornata dal nome del papa; l'anello, utilizzato per sigillare le epistole papali, viene spezzato alla morte del pontefice. La popolarità di questo tipo di ornamento raggiunse il culmine nel XVI secolo, periodo in cui si amava indossare su ciascun dito uno o più anelli, dotati di sigillo o più spesso impreziositi da pietre.
Gli anelli nuziali e di fidanzamento hanno origini molto antiche; la consuetudine maschile e femminile di indossare un cerchietto d'oro dopo il matrimonio si affermò tuttavia solo a partire dal XVI secolo, mentre l'abitudine di incidere i nomi degli sposi e la data delle nozze all'interno della vera risale al Settecento.
Al giorno d’oggi la moda “detta legge” anche per quanto riguarda le fedi nuziali. Ne esistono, infatti, di tantissimi tipi e modelli. Così gli sposi hanno l’opportunità di prediligere tra diverse alternative, o di far realizzare per sé degli “anelli nuziali personalizzati”.
Ricordiamo inoltre che anche molti famosi stilisti come, per esempio, Gucci, Bulgari o Cartier si sono dilettati nel disegnare gioielli nuziali (le cosiddette “fedi griffate”).
Vediamo alcune delle soluzioni tipiche tra cui poter scegliere : - La “fede classica”: può essere realizzata in oro bianco o giallo. È un anello estremamente semplice, a fascia, con i bordi smussati. - La “francesina” : una delle fedi più scelte dagli sposi. Si presenta molto sottile e leggermente bombata.
Può essere sia in oro bianco che giallo. -
La “mantovana”: di solito realizzata in oro giallo, è un tipo di fede piatta, abbastanza alta e di solito più pesante rispetto agli altri modelli. -
La fede “completamente piatta. - La “fede tradizionale”: di solito realizzata in mezzatinta, con l’arco un po’ schiacciato. - La “fede incrociata”: è un anello a più cerchi, dal design molto moderno. Di solito i vari cerchi che compongono l’anello sono di diversi colori d’oro. - Le fedi in platino: possono essere realizzate in una qualunque delle forme sopraelencate.
Ciò che le contraddistingue è la preziosità del materiale con cui sono fatte, ed il fatto che mantengono in eterno (si dice) la propria lucentezza. -
Fedi con brillante/ brillantino: di norma solo la sposa indossa questo tipo di anello, mentre lo sposo lo sceglierà identico, ma senza il brillantino. La forma di questa fede è spesso semplice, tradizionale, leggermente bombata. Incastonato nell’anello troveremo uno o più brillanti.
Vengono realizzate più che altro in oro bianco.
fonte: www.saleepepe.it
in collaborazione con la dott.ssa Liliana Castello
Articolo del 27/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 9836 Volte
difiorefotografi - Napoli, via Petrarca: villa Vittoria di sera con gli sposi. Reportage - Matrimonio
Articolo del 28/02/2008 Pubblicato in fotografie Letto 2574 Volte
difiorefotografi- Italy, Naples, Sorrento, Bellevue Syrene: Detail of the wedding cake after cutting
Articolo del 28/02/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 13117 Volte
Wedding planner: nozze da favola senza stress. Il ventaglio e il libretto per la messa.
clicca sulla foto
Organizzare matrimoni per professione, come in "Prima o poi mi sposo"
Chiedendo in giro “ma tu sai chi è il wedding planner?” è probabile che vi sentiate rispondere “ah sì, come Jennifer Lopez in quel film dove organizza matrimoni”: il richiamo cinematografico, come al solito, ha un potere evocativo molto forte.
In effetti, a parte rubare il fidanzato alla promessa sposa come succede nel film (scivolone da evitare accuratamente per chi voglia affacciarsi a questa professione), il wedding planner è proprio colui o colei che si incarica di accogliere il desiderio di due persone, e di dargli forma e identità! Chi sceglie questa professione ha di solito una formazione umanistica, un master in organizzazione di eventi e precedenti esperienze in questo settore. Nel nostro paese è da poco che si inizia a ricercare la figura del wedding planner e ad oggi i veri professionisti sono pochi, per questo motivo chi svolge questo lavoro con serietà e competenza non ha difficoltà a crescere nella propria attività che si configura come quella di un libero professionista o più frequentemente di un team di professionisti. Il compenso è infatti definito in percentuale sul preventivo dell’evento, percentuale che varia, ma che solitamente si attesta su un 15-20%. L’aspetto fondamentale e allo stesso tempo più delicato della professione è il primo incontro con la coppia. In questo e nei successivi momenti di ascolto e di scambio il wedding planner assume le vesti di un sensibile e attento regista che con le sue intuizioni creative e le sue abilità organizzative riesce a dare corpo ai desideri della coppia cucendogli l’evento addosso come un prezioso abito di sartoria. Nel concreto questo significa occuparsi di tutto ciò che ha a che fare con il matrimonio, dalle formalità burocratiche, permessi, partecipazioni, registro invitati, alla ricerca del luogo, della scenografia, del cibo e della musica, nonché abiti, acconciature, trucco. Che venga lui richiesto di provvedere a uno solo o a tutti questi elementi, il wedding planner deve saper rispondere a ogni domanda e trovare una soluzione per ogni impasse verso il grande giorno.. Un bravo professionista lavora infatti sulla personalizzazione, poiché le persone che si affacciano alla sua porta sono le più diverse, c’è chi arriva con un progetto già definito e cerca il tempo e la professionalità per realizzarlo, chi invece ha solo l’idea di un’atmosfera che vuole costruire e porta indizi di colori, luoghi, forme, profumi. Qualunque sia l’idea che si sono fatti del momento della loro unione il wedding planner ordisce la trama solida sulla quale questo momento prenderà vita, orchestrando tutte le fasi dell’evento e permettendo ai suoi sposini di godersi la festa… felici e contenti!
fonte: marketing.monster.it
in collaborazione con la dott.ssa Liliana Castello
Articolo del 28/02/2008 Pubblicato in attualità Letto 1449 Volte
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Articolo del 28/02/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 1384 Volte
Una commissione di esperti ha selezionato le pellicole nostrane (tra il 1942 e il 1978) da custodire
Una commissione di esperti ha selezionato le pellicole nostrane (tra il 1942 e il 1978) da custodire e restaurare, come i beni culturali.
Un patrimonio immenso "Ecco i cento film italiani da salvare" e su tutti vincono Fellini e Visconti Il regista della "Dolce Vita" ha 8 citazioni, quello del "Gattopardo" 6 Tra le attrici c'è cinque volte la Sandrelli: "Così ho rappresentato le donne del mio paese" di CLAUDIA MORGOGLIONE
ROMA - Monumenti dell'arte. Patrimonio di spettacolo e di costume. Tesori del nostro Novecento. Strumenti di riflessione. Testimonianza viva di cultura. Non parliamo di architettura, pittura o letteratura. Parliamo di cinema.
E questa è già una bella novità: perché per la prima volta, in maniera organica, i film italiani vengono visti come un vero e proprio tesoro. Qualcosa da proteggere, da conservare, da far vedere ai giovani. Una commissione di esperti, rispondendo all'appello lanciato nel 2006 dalle Giornate degli Autori di Venezia, ne ha selezionati cento. O meglio, 101. In un arco temporale che va dal 1942 al 1978. Dall'alba del neorealismo agli anni di piombo. Cento titoli, cento pellicole, una fetta enorme di creatività made in Italy.
Guardando ai registi, su tutti prevale - e non poteva essere altrimenti
- Federico Fellini. Con sette opere inserite in graduatoria: in ordine cronologico Lo sceicco bianco (1952), I Vitelloni ('53), La strada ('54), Le notti di Cabiria ('57), La dolce vita ('60), Otto e mezzo ('63), Amarcord ('74). Più un ottavo film in comproprietà: Luci del varietà, diretto nel 1950 a quattro mani con Alberto Lattuada (presente in classifica anche con Mafioso e La spiaggia).
In questa competizione tra i cineasti italiani più rappresentativi, al secondo posto, dietro Fellini, troviamo Luchino Visconti, con sei citazioni: Ossessione (1943), La terra trema ('48), Bellissima ('51), Senso ('54), Rocco e i suoi fratelli ('60), Il Gattopardo ('63). Dopo di lui, l'indimenticabile Vittorio De Sica, con Sciuscià (1946), Ladri di biciclette ('48), Miracolo a Milano ('51), Umberto D ('52) e L'oro di Napoli ('54).
A pari merito, sempre con cinque film, un paladino del cinema d'impegno come Francesco Rosi, che piazza in classifica I magliari (1959), Salvatore Giuliano ('62), Le mani sulla città ('63), Il caso Mattei ('72) e Cadaveri eccellenti ('76). Ma questo non vuole dire che la grande stagione della commedia all'italiana non sia presente in massa nella top 100. Anzi.
E infatti, ex aequo con Rosi e De Sica, troviamo il grande Mario Monicelli, con i suoi Guardie e ladri (1951), Un eroe dei nostri tempi ('55), I soliti ignoti ('58), La grande guerra ('59) e Un borghese piccolo piccolo ('77). Dietro di lui, con quattro film, ci sono invece un grande maestro del neorealismo come Roberto Rossellini (con Roma città aperta, Paisà, Stromboli ed Europa 51) e un altro mito della commedia, Dino Risi (Poveri ma belli, Una vita difficile, Il sorpasso, I mostri).
Ma il cinema non è fatto solo di autori. E' fatto anche di volti. Indimenticabili volti d'attore, interpreti straordinari, che hanno fatto la fortuna di registi e produttori. Nella classifica ci sono tutti, e con più di un film: Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Totò. Perfino una maschera tragicomica come Paolo Villaggio, presente col primo Fantozzi.
E poi ci sono i volti femminili. Bellissimi, intensi. La Silvana Mangano di Riso Amaro, l'Anna Magnani di Roma città aperta, la Gina Lollobrigida di Pane amore e fantasia, la Sophia Loren di Una giornata particolare e di altre interpretazioni. In questo contesto, però, una citazione particolare la merita Stefania Sandrelli, presente con ben cinque film: Divorzio all'italiana (Pietro Germi, 1961); Io la conoscevo bene (Ettore Pietrangeli, '65); Il Conformista (Bernardo Bertolucci, '70); Novecento (ancora Bertolucci, '76); C'eravamo tanto amati (Ettore Scola, '74). E infatti la diva è presente questa mattina, alla Casa del cinema, alla presentazione ufficiale dei cento film. Selezionati da una commissione di esperti, coordinati da Fabio Ferzetti a nome della Giornate degli autori, che comprende Gianni Amelio, Gian Piero Brunetta, Giovanni De Luna, Gianluca Farinelli, Giovanna Griffagnini, Paolo Mereghetti, Morando Morandini, Domenico Starnone e Sergio Toffetti. Scopo del loro lavoro: "Selezionare cento film da custodire, restaurare, proteggere. Come si fa con i beni culturali". "Sono piena di gioia per essere qui - dice oggi la Sandrelli - questi sono cinque film di cui vado orgogliosissima: rappresentano l'Italia, le italiane, e anche me stessa, le scelte che ho fatto. Guai a chi me li tocca! Per me insomma questo è un appuntamento un po' cosmico, magico. Del resto, una delle cose di cui vado più fiera è della definizione di 'termometro del cinema italiano' che una volta mi ha dato un critico...". Ultima osservazione. Come in ogni classifica che si rispetti, il gioco di chi non appare, un po' inspiegabilmente, è inevitabile. Si potrebbero citare, tanto per fare degli esempi di grandi esclusi, La ciociara di De Sica; o Ecce Bombo di Nanni Moretti, uscito proprio nel 1978; o Ultimo tango a Parigi di Bertolucci, forse non preso in considerazione per il cast e le ambientazioni internazionali. O l'intera carriera di Sergio Leone.
Ma il bello delle graduatorie è anche questo.
(28 febbraio 2008)
fonte: www.repubblica.it
Articolo del 29/02/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 5517 Volte
Il velo nuziale: antiche e nuove usanze. Tradizione e modernità. Modelli e tipi di velo
L’usanza di indossare il velo nuziale si tramanda da generazioni e generazioni ma pochi di coloro che ne fanno uso conoscono il vero significato ed il vero motivo per cui veniva usato.
Ai tempi degli antichi romani i matrimoni erano spesso combinati dalle famiglie, sia per motivi politici, sia per motivi di interesse. Proprio per questo motivo i due sposi fino al giorno del si non si incontravano e, i genitori degli sposi, coprivano il volto della sposa con un velo in modo da coprire le sembianze reali. In questo modo lo sposo, una volta sull'altare, non poteva più tornare indietro perchè ormai la cerimonia era iniziata.
Col tempo il velo nuziale ha assunto un significato ben diverso.
Esso per un certo periodo ha rappresentato la purezza della sposa, ma al giorno d’oggi viene indossato più che altro come elemento decorativo dell’abito da sposa, una sorta di “di più”.
Si indossa il velo sull’abito da sposa per tradizione o semplicemente per questioni di gusto personale. Quello che pochi sanno è che anche per quanto riguarda il velo della sposa esistono vari tipi tra cui scegliere.
Ad ogni sogno d’altare corrisponde il suo velo. C’è chi si sveglia d’improvviso perchè è inciampata in chilometri di tulle, chi si sveglia quando lo sposo solleva la velina per il bacio, e chi proprio non riesce a trovare il velo ideale.
Ecco un semplice schema sulle lunghezze del velo da sposa, per farvi arrivare all’altare preparate, e coronare il sogno senza inconvenienti.
• Velo a velina, scusate il gioco di parole: corto, semplice e reclinabile all’indietro a fine cerimonia.
• Velo lunghezza spalle, eventualmente farcibile con la velina di cui sopra.
• Velo al gomito: ideale per le spose basse poichè non le avvolge di strati di stoffe e tulle.
• Velo da Valzer, detto anche velo al pavimento, lungo quanto basta per l’effetto scenico del mantello mentre ballate, ma corto al millimetro per evitare scivolate.
• Velo Cappella: tocca il pavimento e il velo esterno è di solito imbottito da altri due o tre strati interni; effetto bomboniera assicurato.
• Velo Cattedrale: pomposo, esagerato, infinito. Il velo per eccellenza, lungo dall’altare almeno a metà della navata.
Buona fortuna nel caso lo scegliate. Quale velo avete scelto o scegliereste? E perchè? Conoscete altri nomi o altre ragioni legate alle lunghezze del velo da sposa?
fonte: www.pinkblog.it
in collaborazione con la dott.ssa Liliana Castello