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"i Di Fiore FOTOGRAFI sono i miei Fotografi"
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Articolo del 01/04/2008 Pubblicato in fotografie Letto 32798 Volte
difiorefotografi - Sorrento: particolare fiori in chiesa. Reportage - Matrimonio.
Articolo del 02/04/2008 Pubblicato in fotografie Letto 1356 Volte
difiorefotografi - Napoli, San Sebastiano al Vesuvio: la sposa. Reportage - Matrimonio
Articolo del 03/04/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 34992 Volte
Matrimonio in Stile Americano - Usanze, tradizioni e curiosità dei matrimoni in America - U.S.A.
I matrimoni lampo per eccellenza sono considerati quelli celebrati in alcune zone degli Stati Uniti d’America. A Las Vegas, per esempio, ci si sposa in qualsiasi momento in meno di un minuto e per pochi dollari, ma in America ci sono anche gli Amish, gente seria, che non scherza. In primo luogo si sposano solo in novembre e dicembre, quando i lavori agricoli sono fermi così non si spreca tempo utile, mai di sabato e di domenica che sono sacri. Cerimonia semplicissima, senza fedi, con la sposa è in blu o violetto, senza velo, il vestito se l'è cucito da sola e lo indosserà in seguito per recarsi alla messa domenicale. Regali? Piatti e stoviglie per lei, arnesi da lavoro per lui.
A New Orleans sono un po' più briosi, cerimonia allegra: musiche e danze e due torte nuziali: una solo per lo sposo e la forma deve richiamare la sua professione, l'altra dalla forma più tradizionale per la sposa. Tradizionale sì, ma con dieci nastri che pendono e che infilandosi nella torta nascondono dieci oggetti. La sposa invita le amiche nubili a scegliere e tirare un nastro, l'oggetto che lo seguirà permetterà di scoprire cosa riserva loro il futuro. Chi si ritrova tra le mani due anelli si sposerà, chi trova un ditale resterà zitella! Si spera che la "previsione" infausta duri solo fino al prossimo matrimonio e alla prossima torta con sorpresa.
Ad ogni modo i matrimoni Americani sono carichi di tradizioni almeno quanto quelli europei. Una figura importante per le Nozze Americane è quella della “damigella d’onore” (bridesmide). Le damigelle d’onore possono essere più di una e di solito sono delle grandi amiche della sposina. I loro abiti devono essere molto eleganti, uguali tra loro, o perlomeno simili (ma di norma si preferisce che abbiano abiti assolutamente identici), e devono richiamare in qualcosa l’abito della sposa, oppure il colore-tema scelto per il matrimonio. È la sposa stessa a scegliere tali abiti da cerimonia insieme alle damigelle e a pagarli per loro. La damigella d’onore precede la sposa nel suo ingresso in chiesa con tanto di bouquet e spesso funge anche da sua testimone.
In America, inoltre, accade molto di rado che gli sposi restino a festeggiare con amici e parenti fino alla fine del ricevimento nuziale. Essi, infatti, partono per il viaggio di nozze verso la metà della festa. Ci penseranno i rispettivi genitori e parenti ad intrattenere gli ospiti e a consegnare, ove siano previste, le bomboniere. Un’altra abitudine considerata tipicamente Americana, ma praticata anche nei Paesi Anglosassoni in genere, riguardo alle nozze ed ai ricevimenti, consiste nell’organizzare la festa per il matrimonio direttamente a casa di uno dei due sposi (se il giardino lo permette), avvalendosi di catering altamente specializzati e montando gazebi e tendostrutture che creano un’atmosfera magica.
Molti americani, inoltre, specialmente tra i ceti più elevati, si avvalgono della competenza e della professionalità di Wedding Planner nell’organizzazione del Matrimonio e del ricevimento. Un ‘abitudine, quest’ultima che sta prendendo piede anche qui in Italia. E non è la sola. Sono infatti parecchie le usanze matrimoniali americane o comunque straniere che sono state “esportate” e vengono praticate, negli ultimi tempi, anche qui da noi. Il tutto per garantirsi un Matrimonio all’insegna della classe e dell’eleganza, ma anche dotato di una punta d’originalità.
Il must degli ultimi tempi, infatti, è: stupire, ma con stile!
fonte: www.arcobaleno.net
Articolo del 04/04/2008 Pubblicato in campagne promozionali Letto 1721 Volte
Nino Buonocore
Articolo del 05/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 1134 Volte
Nino Buonocore a Portici: una magia intorno alla musica.
Articolo del 06/04/2008 Pubblicato in mostre Letto 1537 Volte
A Roma il Festival della Fotografia.
A Roma il Festival della Fotografia
Dal 4 aprile al 25 maggio settima edizione di FotoGrafia-Festival Internazionale di Roma promosso dal Comune di Roma, prodotto da Zoneattive, con la direzione artistica di Marco Delogu. Il tema scelto per questa edizione è “Vedere la normalità.
La fotografia racconta il quotidiano” che- secondo Marco Delogu- vuole rappresentare “come la fotografia sia per noi lo strumento migliore per la descrizione della vita di tutti i giorni: un ragionamento che parte anche da un voler raccontare normalità in contrasto con la straordinarietà”.
Il Festival di quest’anno trova il suo nucleo forte al Palazzo delle Esposizioni, che ospiterà le mostre più importanti del Festival, tutte nuove produzioni presentate in anteprima- oltre ad una ricca programmazione di eventi, proiezioni, letture di portfolio, presentazioni e incontri con protagonisti del mondo dell'arte italiana e internazionale.
L’altra novità è il Macello IV al Mattatoio di Testaccio, spazio gestito da Zoneattive legato alla sperimentazione. Inoltre il Museo di Roma in Trastevere, dedicato al fotogiornalismo e la Galleria Nazionale d’Arte Moderna. Al Palazzo delle Esposizioni trova spazio un gruppo di giovani fotografi oltre alla nuova produzione di Gabriele Basilico, sul fiume Tevere, a cui si lega la collettiva “Roma” che affianca più fotografi fra cui Graciela Iturbide, Tim Davis, David Farrell, Pieter Hugo, Raffaela Mariniello, Milton Gendel, Miguel Rio Branco, Paolo Ventura, Shi Gu Roi, Claudia Jaguribe e Hiroyuki Masuyama.
Al Museo di Roma in Trastevere sarà presentata la tragedia politica della Birmania da Orit Drori, con la mostra BURMA( Between Us Remember Me Always), mentre Daniele Dainelli con la mostra Tokio in eclisse si concentra sulla sua personale visione della metropoli giapponese.
A partire dal 3 aprile, i tre giorni di inaugurazione del Festival, vedranno una densa serie di appuntamenti tra cui le Lezioni Romane (Martin Parr, Giovanna Calvenzi, Tim Davis), Il Primo Premio FotoGrafia-Libro, la presentazione del progetto vincitore per il Premio Internazionale FotoGrafia Baume & Mercier e molti altri incontri ed eventi.
Info www.fotografiafestival.it
fonte: la stampa
Articolo del 07/04/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 49643 Volte
L'abito da Sposa - Consigli, tradizioni, modelli, curiosità matrimonio - Stoffe e tessuti pregiati .
La tradizione vuole che venga scelto dalla giovane sposina insieme alla madre. Di cosa stiamo parlando? Ovviamente del vestito da sposa. L'abito da sposa, è forse uno degli elementi più importanti, se non l’unico, oltre alla coppia in procinto di unire le proprie vite, di qualsiasi tipo di cerimonia di matrimonio.
Sia essa in Chiesa o al comune, vi siano 100 invitati o solo i testimoni, l’abito in questo caso, ribaltando un noto detto, “fa il monaco”. E’ elemento del matrimonio del quale si parlerà più a lungo ed in maniera dettagliata, il particolare più spettegolato, l’indiscrezione più bella.
L’abito da sposa è pura espressione della volontà di una donna, un tempo rappresentava la purezza della verginità che la giovane portava al suo posto: oggi pur essendo cambiati tempi e usanze, esso incarna ad ogni modo la felicità e la gioia del grande passo. Un momento indimenticabile che deve rimanere scolpito nella memoria.
Va scelto con cura, secondo le proprie esigenze personali e finanziarie. La scelta rappresenta un occasione divertente e commovente da vivere con le persone alle quali si vuole bene, tenendo bene a mente che per superstizione, se si vogliono evitare catastrofi e sfortune, lo sposo non deve vedere il vestito della sposa fino al giorno della cerimonia. Ovviamente, oltre che al proprio gusto personale, è consigliabile affidarsi nelle amorevoli mani di un esperto, in grado di aiutare la dolce sposina nella scelta dell’abito che più si adatta alle sue caratteristiche fisiche ed all’armonizzazione della sua figura.
La scelta deve essere effettuata diversi mesi prima della cerimonia, in modo tale da avere il giusto tempo per dover effettuare, se necessario, eventuali correzioni all’abito, la messa a misura, ma soprattutto la giusta scelta del modello. Che esso sia classico, di gusto retrò, moderno, sbarazzino o sexy, l’abito da sposa deve calzare a pennello, ma al contempo essere comodo e dare la giusta libertà di movimento alla donna, che deve essere in grado volendo di volteggiare al suono della musica nel pieno dei festeggiamenti senza incorrere in spiacevoli intermezzi, come una possibile rottura dell’abito a causa di un movimento troppo accentuato o repentino. Ovviamente i prezzi variano da modello a modello e a secondo dell’atelier scelto per l’acquisto. Prima di recarsi in un qualsiasi negozio o sartoria, sarebbe opportuno, per avere un idea del prodotto da acquistare, sfogliare le numerose riviste specializzate. Grazie a loro sarà possibile fare mentalmente una prima cernita tra gli stili, le stoffe e le lunghezze degli abiti.
Queste le stoffe di solito utilizzate per la composizione degli abiti da sposa:
-Organza: tessuto madrepererlato di seta, leggero ma contemporaneamente resistente.
-Voile: tessuto leggero e impalpabile in lana, seta e cotone.
-Plumetis: tessuto con rilievi a forma di capocchia di spillo. Solitamente in cotone, mussola o voile.
-Point d'esprit: voile ricamato a capocchia di spillo. Satin e raso: seta o cotone lucidi,morbidi ma resistenti.
-Sangallo: essenzialmente pizzo traforato con lino o cotone.
-Shantung: di origine cinese, è un tessuto di seta dalla trama irregolare.
-Taffetà: tessuto in seta liscio e sostenuto.
-Tulle: velo a microscopici fori esagonali , solitamente di seta, dalla trama leggera.
-Valenciennes: lavorato a tombolo è un pizzo molto leggero.
-Broccato:tessuto di seta, pesante, acompagnato da rilievi floreali o di tipo astratto, impreziosito da da fili preziosi o colorati.
-Cady: con lavorazioni di seta o lana è un tessuto essenzialmente
-Chantilly: pizzo in seta lavorato a tombolo come il Valenciennes.
-Chiffon: tessuto composto da filati di seta ritorti, molto leggero.
-Crèpe: Composto da filati di seta "molto ritorti", ondulato, viene composto con seta cotone o lana.
-Dèvorè: è in realtà un tecnica, utilizzata per rasare e "svuotare" il tessuto scelto,al fin di creare diversi effetti di trasparenza.
-Duchesse: tessuto pesante ma luminoso, in cotone, raso o seta.
-Gazar: seta trasparente, ma rigida.
-Georgette: l'opposto del Gazar. Seta morbida e fitta.
-Macramè: essenzialmente pizzo lavorato a mano caratterizzato da nodi ed intrecci.
-Marocain:crêpe dalla trama particolarmente grossa attraversata da costine trasversali.Tessuto pesante.
-Matelassè: tessuto caratterizzato da leggera trapuntatura.
-Mikado: di orgine giapponee, è un tessuto resistente e spesso.
Nella decisione circa il modello la sposa non avrà che l'imbarazzo della scelta: per aiutarla elencheremo qui, i principali tagli d'abito e le loro caratteristiche:
Impero: efficace nello slanciare la figura , il corpino viene fermato appena sotto il seno, solitmente con l'aiuto di un anstro o di un fiocco. La gonna, quasi sempe lunga fino a piedi, si apre in uno o più strascichi a secodna dell'effetto che si vuole ottenere.
Princesse: classico, scivola sui fianchi con delicatezza. Consigliabile in pizzo o ricamo.
Rendigote: a taglio verticale, impreziosito da impunture che partono da spalle e orlo, plasmando il punto vita.
A Palloncino: Dissimula i fianchi. Corpetto stretto e gonna ampia e mossa.
A tubino: un classico. Elegante, prevede diverse lunghezze: al ginocchio, al polpaccio, ai piedi. Segue le linee del corpo senza accentuarle.
A sirena: fascia il corpo come una seconda pelle. Stretto si apre solo in fondo, grazie ad uno sfondo piega.
A sottoveste: spalline sottili, molto semplice. Generosa scollatura sulla schiena. Ideale nei periodi estivi.
Longuette: la gonna arriva poco sopra la caviglia. Semplice e sobrio.
Tailleur pantalone: dal colore neutro, provvisto di giacca. Il balzer, può essere sostituito a piacere, con una giacca dal taglio maschile da indossare sopra un top di lurex od eventualmente di palliettes.
Di conseguenza, come già accennato in precedenza, sarà bene regolarsi nella scelta tenendo presenti alcune semplici regole riguardanti il rapporto “modello abito-corportura sposa”. L’abito è fatto per esaltare la sposa, non sminuirla o ridicolizzarla, quindi una donna minuta potrà e dovrà scegliere un modello dalle maniche importanti, impreziosito da volant e d un velo non troppo lungo, mentre chi ha bisogno di slanciare una figura non snella, dovrà prediligere un abito dalle linee morbide che scivoli delicatamente sul corpo. Se i fianchi sono “pronunciati” e la corporatura “robusta” sarà bene optare per vestiti stile impero che tendono a dissimulare, mentre una donna alta e dal punto vista ben definito potrà scegliere con nochalanche una gonna ampia. Per le spose troppo magre sarà bene scegliere un vestito con le maniche lunghe, sia nella stagione invernale che estiva, magari avvalendosi di maniche velate, al fine di rendere più fluida la linea delle braccia troppo esili. Coprini rigidi saranno adatti a chi a spalle strette e cadenti: aiuteranno a valorizzarle, mentre un decoltè ampio si adatterà bene a delle spalle ampie. Chi ha un seno abbondante, dovrebbe evitare, se possibile, gonne a palloncino.
Come già espresso in precedenza, nella scelta, nonostante si abbia un modello ed un tessuto ben preciso in mente, è sempre consigliabile farsi aiutare dai lavoranti del settore: sono il massimo che si possa auspicare come consiglieri. Importante in ogni caso, una volta arrivati davanti alla scelta dell’abito, non farsi prendere dalla fretta, ma vagliare, oltre che il prezzo ed i propri gusti personali, anche le varie tonalità ed i tessuti disponibili nel negozio nel quale ci si è recati. Effettuare prove di abito fino a che non si è certi della scelta: il personale del negozio specializzato è avvezzo e preparato ad eventuali indecisioni della cliente e sarà più che lieto di mettere a disposizione la sua esperienza ed il suo tempo. Per quanto riguarda il velo dell’abito, il cosiddetto “velo nuziale” una sola regola è importante ed imprescindibile: se il vestito è in pizzo il velo non lo deve essere e viceversa. Ciò renderà il tutto elegante e mai appesantito.
Importante una volta effettuata la scelta dell’abito, farne una fotografia da consegnare all’acconciatore: sarà possibile così creare un’acconciatura che si adatta ed esalta l’abito e chi lo indossa.
fonte: http://www.expobg.it
Articolo del 08/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 1009 Volte
il mattino di Napoli...
Articolo del 08/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 1302 Volte
La televisione abbraccia Internet Il "terzo schermo" ora è adulto.
La televisione abbraccia Internet
Il "terzo schermo" ora è adulto CANNES (Francia) - Il "terzo schermo", quello dei computer, non viene più visto come un potenziale avversario, ma come un'eccellente strumento per allargare il bacino di utenza dei prodotti televisivi: "Il matrimonio tra televisione e computer è ormai consolidato", dice Claude London della Bbc, "l'integrazione tra l'una e l'altro procede senza grandi scossoni.
Anzi, l'allargamento dell'offerta è per noi una necessità, arrivare al nostr pubblico in tutti i modi possibili, compreso Internet e i cellulari, è un obbiettivo imprescindibile". Hanno le idee più chiare che in passato gli operatori dei grandi network televisivi, ed infatti nei corridoi del Palais du Festival di Cannes, in Francia, la "confusione" tra televisivi, telefonici e internettari è completa.
Tutti "fanno e distribuiscono televisione", non importa attraverso quale canale. Anzi, più la strategia delle aziende produttrici è "multipiattaforma" e più hanno successo, come dimostra il caso della Disney, che oggi veicola i suoi contenuti in un universo multimediale completo riscuotendo un successo planetario. Internet non è più un oggetto sconosciuto, insomma, e nemmeno un semplice veicolo per replicare la tv che c'è già.
Accade in Italia, ad esempio con la programmazione di un canale via Internet completamente originale come Bonsai; accade in Inghilterra, dove la Bbc con l'iPlayer si è mossa con sicurezza alla conquista del pubblico del terzo schermo, offrendo non solo le sue trasmissioni di punta ma anche programmi pensati e realizzati apposta per il consumo via computer: e lo stesso accade nel resto d'Europa e negli Stati Uniti.
Le novità più interessanti emerse in questa edizione del MipTv sul fronte della tv via Internet sono due: Orange, uno dei principali operatori telefonici europei, ha annunciato il lancio di sei canali televisivi via Internet, un offerta che secondo i responsabili "rivoluzionerà l'universo della televisione.
Noi applichiamo ai contenuti televisivi quello che è già accaduto con successo nel campo della musica, un consumo nomade, individualizzato e desicronizzato". Tradotto in parole povere "la televisione dove la voglio io, quando la voglio io, come la voglio io", la morte ufficiale del palinsesto come fino ad oggi lo abbiamo conosciuto. "Cambiare punto di vista e prospettiva può essere molto positivo per il mondo della televisione", suggerisce Henrique De Castro, di YouTube, "la sfida posta da Internet e da siti come il nostro non può essere rifiutata".
Ed infatti i grandi produttori televisivi cercano di mettersi in sintonia con la visione frammentaria in stile YouTube. L'annuncio della Cbs è in questo senso illuminante: tra qualche settimana saranno disponibili on line i programmi che la Cbs ha realizzato per Internet attraverslo la sua divisione Eyelab. Programmi che durano pochi minuti ma che concentrano tutti i principali generi televisivi, dai quiz all'intrattenimento, dall'informazione alla comicità.
E non mancano, ovviamente, i telefilm, ridotti magari in clip di culto, come un dialogo tra Jennifer Love-Hewitt e un morto in "Ghost Wisperer", o il gesto ormai classico di David Caruso che si toglie gli occhiali in "Csi: Miami". "Lo scopo è creare contenuti che non possono essere visti altrove", dice Ron Scalera, vicepresidente della Cbs, "contenuti di alta qualità pensati per Internet. Il potenziale è enorme".
Secondo le ricerche fatte dalla Cbs il pubblico di Internet resta collegato su YouTube anche due ore consecutive, ma ama la varietà e la ricchezza dei contenuti, preferisce vedere molte clip di due minuti che seguire una intera puntata di un telefilm. "Per quello c'è la televisione, che funziona ancora ottimamente".
fonte: repubblica.it
Articolo del 09/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 1190 Volte
Fedele e con commenti di qualità. Il lettore di blog? Un abitudinario.
ROBERTA PIZZOLANTE
I diari online - per la prima volta - dal punto di vista degli utenti I risultati di una ricerca dell'Università della California di Irvine.
Per Charles ormai è parte del rituale mattutino, come pendere il caffè: avvia il pc per controllare la mail e, intanto, va a sbirciare se sui 4-5 blog che tiene d'occhio c'è qualcosa di nuovo. E che valga la pena di essere letto. Gli basta un'occhiata, pochi secondi, anche perché raramente interviene a dire la sua: se lo fa è quasi per un dovere sociale. Charles è uno dei volontari arruolati dai ricercatori della California University di Irvine per studiare da vicino il comportamento dei lettori abituali di blog. Veri aficionados di più diari, che consultano almeno due volte alla settimana.
L'obiettivo dell'indagine, la prima che guarda al mondo dei blog dal punto di vista dei lettori, è capire come l'interattività venga utilizzata e vissuta dai lettori e, più in generale, valutare l'impatto sociale del Web 2.0. Una ricerca, secondo Eric Baumer e colleghi - a Firenze in questi giorni per presentare i risultati al convegno internazionale Computer Human-Interaction a Firenze (5-10 aprile) - che da il via a una rivoluzione copernicana nello studio della blogsfera, finora focalizzata sul ruolo dei blogger. I 15 lettori di blog "vivisezionati" dai ricercatori californiani sono l'avanguardia di un esercito che negli Stati Uniti conta oltre 50 milioni di effettivi e le cui fila continuano a ingrossarsi: dal febbraio al marzo del 2007 Technorati, il motore di ricerca dedicato ai blog, ha raddoppiato i visitatori unici, superando i 9 milioni. I consumatori di blog più assidui sono però gli asiatici (il 74% di giapponesi frequenta blog) mentre da noi sono quasi due milioni gli italiani che ne scrivono o li leggono (Dati Nielsen 2006) tanto che la nostra lingua è balzata al quarto posto nella statistica di quelle più utilizzate in Rete, dopo l'inglese, il giapponese e il cinese. Si tratta di un pubblico per lo più maschile e giovane, molto attivo socialmente, interessato soprattutto ai blog personali, ma anche a quelli di informatica, politica, musica e letteratura e che considera questi media più attendibili di quotidiani, giornali online e radio-telegiornali.
Anche fra i lettori presi in esame dalla ricerca californiana gli interessi spaziano dalla tecnologia ai temi più intimi e personali. Judith frequenta i blog per restare in contatto con gli amici, Lillian per condividere esperienze, Charles per restare informato. Varie anche le aspettative: si è più esigenti in termini di grafica e di aggiornamenti con i blog più popolari e meno con quelli di amici e conoscenti.
Ma se scopi e interessi variano, per tutti frequentare i blog è ormai un'abitudine, come già controllare la posta elettronica. Qualcosa che si fa quasi automaticamente, senza nessuna aspettativa specifica. Tanto è vero che, anche se compare un nuovo post, non sempre ci si precipita a leggerlo: "Perdere un post" non è poi la fine del mondo. Tanto quando si ritorna sul blog dopo un'assenza si può sempre ripescare dall'archivio oppure soffermarsi sul post più recente, anche se è un po' datato. I lettori, infatti, non fanno molto caso alle date e tendono a considerare la freschezza di un post per la sua posizione in pagina. E se c'è chi deve intervenire a tutti i costi nei dibattiti, per altri, come Connie, "basta leggere per sentirsi partecipe". Tuttavia, molti intervistati si sentono quasi obbligati a leggere e commentare, soprattutto nel caso di blog di amici. E quando trovano un intervento "impegnativo", ricompensano l'autore con un commento altrettanto articolato. "Un buon post merita una risposta dal pubblico", dice Patricia, mentre per Jill "commentare è una forma di cortesia".
"Questi risultati sono in linea con la mia esperienza. Ad eccezione dei blog di carattere personale, nei quali il commento dovrebbe venire facile per via di una conoscenza diretta dell'autore, i lettori scrivono solo se hanno qualcosa da aggiungere", dice Luca Conti, autore del blog Pandemia.
"Spesso si visitano le pagine di un blog come si sfogliano quelle di un giornale", spiega il blogger, "subentra, è vero, una certa abitudine ma forse è meglio parlare di fidelizzazione: vado su quel blog indipendentemente dal nuovo contenuto che mi aspetto di trovare perché comunque ne riconosco il valore". Conoscere gusti e abitudini del pubblico è utile per migliorare la relazione nelle community online: "Questi dati sono molto ricercati anche dagli esperti di marketing aziendale e politico, per capire come meglio rivolgersi a certi utenti", aggiunge Luca Conti. E si capisce il perché. Una ricerca di Edelman dell'inizio del 2007 ha rilevato che buona parte dei lettori di blog sono anche "influencers", cioè svolgono attività in grado di influenzare la collettività. Mentre secondo una ricerca condotta da Nielsen in 47 Paesi (Nielsen Global Online Consumer Survey 2007) il 61% degli intervistati ritiene che i consigli di altri consumatori postati online siano una fonte autorevole, più credibile anche dei siti aziendali, delle riviste o della televisione.
"Sappiamo chi è il lettore di blog e quali contenuti preferisce ma delle sue abitudini di lettura si sa poco. Le comunità che si creano intorno ai blog, concentrate soprattutto nelle metropoli, condividono informazioni ed esperienze e riescono così a superare ostacoli culturali e territoriali", aggiunge Tony Siino, blogger e ideatore di blogItalia.it. "Se il lettore è un po' distratto e non fa caso alle date è perché deve farsi largo tra troppe informazioni, è interessante invece il fatto che vogliano premiare il blogger con un buon commento. E' li che si vince dunque la sfida dell'attenzione. Saperne di più è utile certamente per i blogger, che spesso sanno ben poco del loro pubblico, ma lo è meno per i lettori, che perderebbero quel vantaggio grandissimo offerto dalla rete, cioè l'anonimato".
Fonte: www.repubblica.it
Articolo del 10/04/2008 Pubblicato in fotografie Letto 1917 Volte
difiorefotografi - Napoli, Melito: Sara, la damigella. Reportage - Matrimonio
Articolo del 11/04/2008 Pubblicato in fotografie Letto 1404 Volte
difiorefotografi - Napoli, Ercolano: Hotel Miglio d'oro. Reportage - Sposi
Articolo del 11/04/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 8578 Volte
Suggerimenti Matrimonio - Il viaggio di nozze - Come scegliere la meta in base al mese e alla stagione.
La scelta della meta per il viaggio di nozze è uno degli aspetti fondamentali dell’organizzazione del matrimonio. Se gli sposi decidono di andare all’estero dovranno però tener conto delle condizioni climatiche del posto prescelto, in base al periodo in cui si svolgeranno le nozze e il conseguente viaggio.
Anche se al giorno d’oggi le condizioni atmosferiche non sono più prevedibili come una volta, vi proponiamo una lista orientativa, dove potrete trovare, in base al luogo d’interesse, il periodo migliore per visitarlo.
Le mete nell’elenco sono organizzate in ordine alfabetico:
Australia: da aprile a dicembre
Comores: da maggio a ottobre
Costa Rica: da dicembre a maggio
Egitto (anche per le crociere sul Nilo e per i soggiorni sul Mar Rosso): nostra primavera e nostro autunno
Europa del Nord (per le crociere, per la Scandinavia e per il sole di mezzanotte): da giugno a luglio
Filippine: da novembre a febbraio
Isole Fiji: da maggio a novembre
Florida: tutto l'anno, è preferibile d'estate
Grecia: da giugno a settembre
Hawaii: tutto l'anno
Hong Kong (si può abbinare a Bangkok, Singapore, Bali, Filippine o Maldive): tutto l'anno, ma è più indicato da ottobre a febbraio
Indonesia: da maggio a settembre
Isole caraibiche (anche per le crociere): da dicembre a marzo
Italia mare: da giugno a settembre
Kenya: da luglio a settembre, da dicembre a marzo
Malaysia occidentale: nostro inverno
Malaysia orientale: nostra estate
Maldive: da novembre ad aprile, da luglio a settembre
Mauritius: da aprile a novembre
Mediterraneo in generale (anche per le crociere): da giugno a settembre
Seychelles: tutto l'anno, è preferibile da maggio a ottobre
Spagna: da giugno a settembre
Sri Lanka: da dicembre a marzo
Sudafrica del nord: da giugno a settembre
Sudafrica del sud: da settembre a maggio
Thailandia e Thailandia peninsulare: da ottobre a marzo
USA: da maggio a ottobre
Articolo del 12/04/2008 Pubblicato in attualità Letto 1217 Volte
L'Homo technologicus cede il passo: sta per arrivare il Mobilis nomade.
CRISTINA NADOTTI
Il luogo in cui la connessione è possibile, gratuita, facile, attira i nuovi nomadi come un'oasi attira i beduini del deserto.
L'homo technologicus si evolverà in mobilis nomade, un uomo che con il suo apparecchietto, che ora immaginiamo come un Blackberry o un iPhone, si sposterà di luogo in luogo avendo con sé tutto quel che gli serve per mantenere i legami sociali e il lavoro. Il settimanale britannico The Economist dedica nel numero uscito l'11 aprile un inserto speciale per fare il punto su dove ci stanno portando le nuove tecnologie e la conclusione è proprio questa: a circa 10mila anni dalla trasformazione dei cacciatori-raccoglitori in agricoltori, si perderà la sedentarietà, si tornerà a non identificare in un solo punto gli elementi basilari per la sussistenza.
Le intuizioni dei teorici. L'idea non è nuova: di wi-nomads e di techno-bedouins aveva già teorizzato il maggiore studioso di media e comunicazione, Herbert Marshall McLuhan, negli anni '70. Nella sua interpretazione degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società, sia sul singolo, McLuhan aveva già immaginato nomadi che si spostavano da una parte all'altra a grande velocità, trovando le strutture indispensabili alla sopravvivenza in ogni luogo, in un ipotetico "villaggio globale". E Digital Nomad è il titolo del libro di Tsugio Makimoto e David Manners, del 1995, in cui si esplorano tutte le possibilità che si aprono nel mondo del lavoro con le nuove tecnologie.
Realtà oltre la fantasia. Quanto è accaduto nel corso di 10 anni o poco più, tuttavia, supera di gran lunga la realtà. Nel dossier dell'Economist si sottolinea che non sono tanto le tecnologie intese come apparecchi, gli hardware, a cambiare la realtà, quanto il fatto di essere perennemente connessi. È il luogo in cui la connessione è possibile, gratuita, facile, che attira i nuovi nomadi, come un'oasi attira i beduini del deserto. Proprio come i beduini, scrive Andreas Kluth sul settimanale britannico, non portano l'acqua con sé ma si spostano da un luogo all'altro dove sanno di poterla trovare, così i nomadi di oggi non portano con sé carta per scrivere e a volte neanche il computer. Bastano un Blackberry o un iPhone. Se serve una tastiera e una stampante la troveranno con facilità, e non importa se ci si sposti per un lungo viaggio o nell'ambito del quartiere: l'importante è che ovunque ci sia la possibilità di connettersi alla rete.
Come ci cambia la comunicazione wireless. Lavoro, luoghi e relazioni sociali: sono questi gli aspetti della nostra vita che saranno più influenzati dal nuovo nomadismo. Ci sono gioie e dolori per ogni aspetto toccato dalle tecnologie. Prendiamo il lavoro: all'inizio si pensava che il telelavoro potesse essere una panacea per molte categorie svantaggiate, prime fra tutte le donne alle prese con i figli. In realtà lavorare ovunque significa anche lavorare in qualunque momento, non avere orari in cui si stacca davvero. Ma il lavoro mobile ha anche altri aspetti e l'esempio più illuminante è quello del movimento di opinione progressista statunitense MoveOn.org. Nato attraverso scambio di opinioni in rete è diventato presto un movimento organizzato con una struttura fissa di coordinatori. I fondatori hanno però deciso di non far nascere una sede, per la paura che un movimento spontaneo diventasse un centro di potere e così è rimasto un gruppo di persone collegate solo da una connessione online.
Il nomadismo del wireless cambia i luoghi. In molte società si sono già ridotte le scrivanie, perché i dipendenti stanno sempre meno al loro posto e chi progetta gli spazi riflette su questo aspetto quando li progetta. L'esempio più lampante dei nuovi luoghi sono i vecchi caffè o bar: insieme alla qualità di cibo e bevande, la connessione fa la differenza. E non è necessario andare negli Stati Uniti per notare l'avvento del wi-fi nei luoghi: in Italia ci sono interi paesi connessi e nelle città i parchi o i campus universitari offrono wi-fi spot. Non ultime sono le relazioni sociali ad essere modellate sulla connessione perenne. Molti rapporti affettivi sono fatti di messaggini telefonici e conversazioni chat, un modo di comunicare che non riguarda più solo gli adolescenti. Proprio in questi giorni una ricerca statunitense ha stabilito che negli ultimi due anni l'uso degli sms è cresciuto del 130 per cento tra persone nella fascia di età dai 45 ai 54 anni, contro il 41 per cento negli adolescenti tra 13 e 17 anni. I sociologi però avvertono: si consolidano i legami familiari, con nonni, genitori e figli sempre più bravi nel tenere i rapporti via Internet, ma cresce l'indifferenza verso l'estraneo reale. Un nickname della chat a volte è più interessante e riceve più affetto di una persona in carne e ossa che incontriamo sulle scale di casa.
Il trillo che ci segue ovunque. Nei giorni scorsi è stata annunciato il via libera alle conversazioni con cellulari sugli aerei. Continental Airlines, American Airlines e JetBlue stanno pensando a qualcosa di più, l'introduzione del Wi-Fi sui loro aerei. Connessi ovunque, anche a migliaia di chilometri di altezza, pronti a essere testimoni di tutto. L'inchiesta dell'Economist si chiude proprio con la considerazione che i nuovi nomadi sono anche "nomadic monitor", testimoni perenni di tutto quel che accade intorno a loro e può essere filmato, trasmesso, documentato. Ancora gioie e dolori: nel mondo dei nomadi Wi-Fi, avverte infine il dossier, si rischia di perdere parte della nostra natura umana. C'è sempre dell'allarmismo di fronte alla novità, l'importante, è la conclusione dell'Economist, è sapere qual è il pulsante dell'accensione ma avere altrettanto chiaro qual è quello per spegnere tutto.
fonte: www.repubblica.it
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11 Maggio 2008 - Festa della Mamma - La storia - Pavarotti canta "Mamma" - Auguri a tutte le Mamme.
La Festa della Mamma ha origini molto lontane. Nei secoli addietro, infatti, venivano compiuti antichissimi riti pagani che duravano diversi giorni, per festeggiare la rinascita della primavera ed il rifiorire della natura ed erano chiamati i giorni della “Grande Madre”, simbolo di fertilità.
Anche nell’Antica Grecia gli Elleni dedicavano alle loro genitrici un giorno dell’anno, con la festa in onore della dea Rea, madre di tutti gli Dei.
Gli Antichi Romani, invece, usavano festeggiare per una settimana intera la divinità Cibele che simboleggiava madre natura e tutte le genitrici.
La nascita dell’attuale festa della mamma, come la intendiamo noi, risale invece al XVII secolo e affonda le sue radici in Inghilterra, dove cominciò a diffondersi la tradizione del “Mothering Sunday” che coincideva con la quarta domenica di Quaresima. In occasione di tali festeggiamenti venivano regalate delle rose rosse alle mamme e veniva preparato il “Mothering cake”, un dolce tipico a base di frutta. Nonostante fosse festeggiata già da molto tempo, la festa della mamma venne ufficializzata solo qualche tempo dopo.
Negli Stati Uniti nel maggio 1870, Julia Ward Howe, attivista pacifista e abolizionista, propose di fatto l’istituzione del Mother’s Day, come momento di riflessione contro la guerra.
La festività fu ufficializzata nel 1914 dal presidente Woodrow Wilson con la delibera del Congresso di festeggiarla la seconda domenica di maggio, come espressione pubblica di amore e gratitudine per le madri e speranza per la pace.
Da lì, la festa si diffuse poi in tutto il mondo anche se festeggiata in giorni diversi. Oltre agli Stati Uniti questa data (la seconda domenica di maggio) è stata adottata da Danimarca, Finlandia, Turchia, Australia e Belgio.
In Norvegia, invece, la festa della mamma viene celebrata la seconda domenica di febbraio, in Argentina la seconda di ottobre ; in Francia la festa cade l'ultima domenica di maggio ed è celebrata come ”compleanno della famiglia”.
In Italia la Festa della mamma si festeggia la seconda domenica di maggio, come negli Stati Uniti e pare sia stata festeggiata, per la prima volta, nel 1957 da don Otello Migliosi ad Assisi, nel piccolo borgo di Tordibetto di cui era parroco.
fonte: www.giallozafferano.it