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Articolo del 28/07/2007 Pubblicato in fotografie Letto 13513 Volte
difiorefotografi - Lauro di Nola: Castello Lancellotti, Lino e Maria Nunzia. Wedding.
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Brevi cenni storici: Il primo documento scritto in cui si parla del Castello di Lauro risale al X sec, precisamente al 976 ed è contenuto negli ANNALI DEL DI MEO: vi si parla di un “CASTEL LAURI”. Ai secoli XI-XII risale un’altra testimonianza costituita dai resti di fregi architettonici dell'arte arabo-normanna, tuttora visibili su di un muro di perimetrazione esterna del maniero dal lato di via Salita Castello. Nei successivi secoli, ricompare più volte, nei documenti, il termine Castel Lauri: così ad esempio da un documento del 1119, si apprende che Roberto Sanseverino (conte di Caserta) fu signore e abitatore di "Castel Lauri". In un altro documento del 1183 si rivela con maggiore chiarezza l’esistenza del castello. La notizia è riportata in una “confirmatio” (atto con il quale si stabiliva che quel determinato territorio veniva dato a quella persona), sottofirmata da Guglielmo Sanseverino e risulta che questo documento fu redatto in un palazzo che trovavasi all'interno di Castel Lauri. Una delle prime notizie che attesta con sicurezza la destinazione del castello come residenza nobiliare, la si legge invece nei registri della cancelleria angioina nell’anno 1277: Carlo D’Angiò, nel trasferirsi a Napoli portò con sé molto personale per erigere una cancelleria angioina a Napoli. Il capo della cancelleria portò con sé la moglie, nobile, Margherita de Toucy, cugina del re, alla quale fu dato in custodia il castello di Lauro, come dimora conveniente al suo grado. Nel periodo angioino il castello di Lauro, fu amministrato da baroni provenzali, poi passò alla dinastia dei conti di Avellino: i Del Balzo. Successivamente il feudo passò agli Orsini i quali lo tennero fino al 1529 allorchè l’ultimo degli Orsini, Enrico, fu spodestato e spogliato di tutti i suoi beni, compreso il castello di Lauro, per aver partecipato alla congiura contro re Carlo. Ma la moglie, la contessa Sanseverino, riscattò il castello anche se dovette poi venderlo ai Pignatelli. Questi si adoperarono molto per conferire al maniero un aspetto migliore che in parte è quello che ancora oggi esso conserva: i segni del loro intervento tuttora si conservano nell'impianto cinquecentesco, nel Torrione con loggiato e monumentale scalone occidentale -un tempo collegamento con i sottostanti giardini-, le fontane che adornano il secondo cortile. Ai Pignatelli successero i Lancellotti, attuali proprietari, che rilevarono il feudo, compreso il Castello, nel 1632.
fonte: www.residenzedepocacampania.it
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