Una frase per voi

Se passa un giorno in cui non ho fatto qualcosa legato alla fotografia, è come se avessi trascurato qualcosa di essenziale. È come se mi fossi dimenticato di svegliarmi.
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Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.

Articolo del 15/03/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 35817 Volte

Il lancio del riso al Matrimonio - Storia, origini e significato di un'usanza matrimoniale diffusa.

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Santa Maria del Parto a Mergellina
Napoli, Chiaia via Mergellina 21

L’usanza del lancio del riso sugli sposi ha origine dalla tradizione cinese: un’antica leggenda narra che il Genio Buono, alla vista dei contadini colpiti da una grave carestia, sia stato mosso a pietà e abbia chiesto loro di irrigare i campi con l’acqua del fiume in cui egli disperse i propri denti. L’acqua trasformò i denti in semi, da cui germogliarono migliaia di piante di riso, che sfamarono l’intera popolazione. Il riso da allora divenne simbolo di abbondanza e prosperità e lanciarlo sugli sposi equivale ad augurare loro un futuro di felicità e soddisfazioni. C’è anche chi sostiene, invece, che l’usanza del lancio del riso abbia origini Romane. Si dice, infatti, che per tradizione nell’Antica Roma si lanciasse del grano sugli sposi (sempre come augurio di fertilità). Il “cambio di cereali” è avvenuto nel momento in cui il riso è diventato più reperibile del grano (avere del riso in casa è semplice…reperire del grano potrebbe essere un problema). Ma questa seconda ipotesi riguardo alla tradizione del lancio del riso sugli sposi è meno certa rispetto alla prima.

Al giorno d'oggi per quanto riguarda il lancio del riso, ci sono diversi elementi di novità. Per esempio il riso è sempre più spesso colorato e non più bianco e semplice, e viene distribuito agli invitati, fuori dalla chiesa in appositi contenitori (coni, borsette, sacchettini portariso) acquistati, o addirittura creati a mano dalla sposa stessa. Per coloro che non amano particolarmente il riso, esso può essere rimpiazzato dal lancio di coriandoli o di petali di fiori (rigorosamente coloratissimi).

E' molto in voga, inoltre, sostituire il riso con delle bolle di sapone, magari in flaconcini personalizzati col nome degli sposi. In tal modo poi, gli invitati avranno anche un ricordino simpatico, oltre alla bomboniera, da portare a casa.

fonte: www.answers.yahoo.com

 

Articolo del 16/03/2008 Pubblicato in fotografie Letto 2506 Volte

difiorefotografi - Sorrento, chiostro San Francesco: Luca e Anna. Reportage - Matrimonio

 

Articolo del 16/03/2008 Pubblicato in fotografie Letto 10996 Volte

difiorefotografi - Napoli, Santa Maria del Parto a Mergellina. L'interno, la storia.



Chiesa di Santa Maria del Parto a Mergellina.



La chiesa di Santa Maria del Parto è un luogo di culto di Napoli, ubicato nel quartiere Chiaia. Particolarità dell'ubicazione di questa chiesetta è di essere adiacente ad una terrazza (lastrico solare) di proprietà privata gravata da servitù di passaggio. Il tempio, quindi, si trova sulla sommità di un edificio privato cui si accede da una scala, posta alle spalle di un noto ristorante sito in piazza Mergellina, che si attesta proprio sulla terrazza ad una distanza di circa 40 metri dalla facciata del tempio. Inoltre, si può accedere alla chiesa anche attraverso un ascensore ed una scala coperta che hanno ingresso dalla via Mergellina n. 9/b. Tale civico si raggiunge percorrendo via Mergellina, in direzione di Posillipo, mantenendosi di fianco alla facciata del fabbricato che precede la chiesa; giunti alla estremità della facciata di questo edificio si scorge un grazioso portoncino, dove sono ubicati i predetti accessi.
L'edificio di culto ospita la salma del poeta napoletano Jacopo Sannazaro che fu l'autore del poema scritto in latino De partus Virginis (il parto della Vergine), da cui la chiesa prende il nome.
La chiesa fu voluta dallo stesso Sannazaro che costruì l'edificio di culto su un terreno donatogli nel 1497 dal re Federico d'Aragona. La maggiore opera d'arte presente nella struttura è la tomba del poeta; è posta dietro l'altare e fu realizzata dagli scultori Ammannati, Montorsolo e Ferrucci.
La nicchia è una complessa opera scultorea che si ispira all'ambiente dell'Arcadia (raffigurazioni di Apollo, Minerva, Nettuno, ecc.). Altre opere rilevanti dell'edificio sono le statue di Jacopo e Sannazaro, un presepe di Giovanni da Nola; una figura attribuita a Leonardo da Pistoia e lastre sepolcrali.



fonte: Wikipedia
 

Articolo del 17/03/2008 Pubblicato in fotografie Letto 1199 Volte

difiorefotografi - Napoli, Sorrento, chiesa San Francesco. Veduta dall'altare. Reportage

 

Articolo del 17/03/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 1515 Volte

Biagio Antonacci - Fotografia (Inedito mai pubblicato)



Questa canzone è stata scritta e registrata da Biagio Antonacci nel 1991, ma non fu mai pubblicata.

Nel 2007 è stata aggiunta come bonus track nel CD "Vicky Love", ma non è presente nella tracklist. E' inserita dopo i saluti finali nella track numero 11.

Il video è montato su alcuni spezzoni del film "Lezioni Di Piano".
 

Articolo del 18/03/2008 Pubblicato in fotografie Letto 1230 Volte

difiorefotografi - Germania, Colonia: Calde luci sul Reno. Reportage

 

Articolo del 19/03/2008 Pubblicato in fotografie Letto 1338 Volte

difiorefotografi - Napoli, Torre del Greco: Stefania con il padre in chiesa. Auguri a tutti i papà. Reportage - Matrimonio

 

Articolo del 20/03/2008 Pubblicato in Consigli-Curiosità Letto 5308 Volte

La Musica al Matrimonio - Origini, Tradizione e Consigli. Wedding - fotografi napoli



La musica è uno degli elementi fondamentali in un matrimonio. Essa contribuisce a creare l’atmosfera desiderata dagli sposi e a scolpire, sia nelle loro menti che in quelle degli invitati, ricordi indelebili del giorno delle nozze.

È molto importante, dunque, scegliere la musica giusta. In primo luogo, essa dovrebbe adattarsi allo stile della cerimonia e del ricevimento in generale.

Le origini della musica ai matrimoni sono molto antiche. La tradizione racconta che la prima marcia nuziale fu voluta, per le proprie nozze, dalla principessa Victoria, figlia della regina Vittoria d'Inghilterra, nel 1858.

È sempre consigliabile, per gli sposini, rivolgersi a professionisti del settore per garantirsi un risultato all’altezza dell’evento che si sta andando a festeggiare. Per quanto riguarda la musica durante la celebrazione del rito (sia esso religioso o civile), gli strumenti privilegiati dalla maggior parte delle coppie sono il violino, il violoncello, l'arpa e l'organo, considerato un po’ il “re degli strumenti per le cerimonie nuziali”. Il programma musicale può essere vario, ma di norma i brani fondamentali sono quelli eseguiti all’ingresso della sposa e durante lo scambio degli anelli.

Valeria Scotti ci spiega che “ Wagner, Schubert, Vivaldi, Handel e Bach, sono alcuni degli autori classici che gli sposi solitamente scelgono. I loro brani sottolineano i momenti più toccanti della cerimonia. Il galateo comunque consiglia alcuni brani "standard" da inserire tra le proprie musiche da matrimonio. La marcia nuziale di Richard Wagner accompagna l'ingresso in chiesa della sposa; la marcia nuziale di Felix Mendelssohn invece, annuncia l'uscita degli sposi dalla chiesa. Una volta terminata la cerimonia, ci si sposta verso il luogo scelto per il ricevimento. La musica da matrimonio ci accompagnerà anche lungo questa seconda parte della giornata. Va dunque scelta con molta cura. Al ricevimento è possibile essere un po' meno rigidi e formali riguardo la musica da matrimonio, ma sempre e comunque attenti al buon gusto.”

Che si tratti di una villa, di un ristorante o di un hotel, ormai tutte le strutture che accolgono ricevimenti di nozze sono attrezzate per ospitare dei musicisti. Alcune, poi, propongono loro stesse agli sposi diverse soluzioni musicali tra cui scegliere. Ad ogni modo, sia che si scelga il classico intrattenimento “piano-bar”, sia che si preferisca un caratteristico quartetto jazz, o un’altra delle innumerevoli proposte dell’attuale panorama musicale, il repertorio dovrebbe essere sempre abbastanza vario, in modo da riuscire ad accontentare un po’ tutti gli invitati.

Fonte: www.dailyroma.it

 

Articolo del 20/03/2008 Pubblicato in campagne promozionali Letto 2916 Volte

IL MATTINO di Napoli - Nino Buonocore in concerto

Il Mattino -  Nino BUonocore in concerto
 

Articolo del 21/03/2008 Pubblicato in fotografie Letto 3886 Volte

difiorefotografi - Napoli, Torre del greco: Chiesa S. Antonio dei Brancaccio. Fotografi - Napoli




Chiesa di S. Antonio dei Brancaccio


Il dott. Antonio Agostino Brancaccio, nato nella nostra città nel 1837, fu valente medico, membro di vari Congressi medici, amministratore sagace e onestissimo al comune per diversi anni come Sindaco, Consigliere e poi Deputato provinciale, Direttore dell'Ospedale succursale degli Incurabili di Napoli sito al Miglio d'Oro, Presidente del Consiglio direttivo della Scuola d'Incisione sul Corallo, Cavaliere dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro, Commendatore della Corona d'Italia.
Sinceramente cristiano, fu buono e pio nei sentimenti e nelle opere.

Morto fra il compianto generale della cittadinanza il 9 marzo 1899 nella sua villetta posta alla sommità di via Sedivola, sua moglie donna Agnese Ascione, pia e buona anch'essa, volle onorarlo erigendo, a sue spese e su terreno proprio, accanto alla villa, una chiesa, che mancava ancora nella zona, da dedicare a S. Antonio di Padova, di cui il caro scomparso portava il nome.
Diede allora l'incarico della costruzione al nipote Giuseppe Ascione, figlio di suo fratello Giovanni, e questi chiamò il prof. Enrico Taverna, Direttore della Scuola del Corallo, che approntò il progetto. La chiesa, nata come atto d'amore, venne consacrata il 3 giugno 1902 da mons. Antonio Scotti, già vescovo di Piedimonte d'Alife, allora residente nella nostra città.
Di proprietà della famiglia Ascione, ebbe di volta in volta come rettori tre nipoti sacerdoti della stessa donna Agnese, cioè don Francesco Villani, don Ulrico Ascione e don Antonio Ascione. Nel 1945 essa fu eretta a parrocchia, passando alla diretta amministrazione della Curia Arcivescovile di Napoli e primo parroco fu lo stesso don Antonio; gli è succeduto poi l'attuale, don Carmine Ascione, che non è della stessa famiglia della fondatrice, ma soltanto un omonimo.
La chiesa è in quello stile gotico revival o rinascente che, rifacendosi all'originario già fiorito nel Medio Evo, fu in voga a metà del secolo scorso in Europa, soprattutto in Inghilterra e in Francia. Perfetto, perciò, è il suo verticalismo, sia nella facciata che nell'interno ad una sola navata, con le arcate ogivali, le finestre bifore illeggiadrite da vetrate colorate ove sono dipinti bianchi gigli.

L'altare in marmo grigio ha dei bronzi raffiguranti il mistero eucaristico ed è sormontato da una grande urna che racchiude la statua del Santo di Padova, opera del prof. Dantino di Torino, amico del Taverna. In una parete del presbiterio sono murati i resti mortali di don Antonio Brancaccio e di donna Agnese, qui traslati dalla cappella gentilizia del cimitero comunale il 12 dicembre 1963. L'epigrafe latina apposta sul muro ricorda che il Brancaccio "inaestimabilis scientiae ac animi sui thesauros in egenos aegrosque profuduit, civium magister plurimos permansit honestissimus honoratusque annos" (profuse gli inestimabili tesori della scienza e dell'animo suo ai bisognosi e ai malati, e come sindaco per diversi anni rimase onestissimo e onorato).
Annesso alla chiesa è il palazzo delle opere parrocchiali, fatto costruire nel 1962, per incrementare l'attività religiosa, dal parroco don Carmine, su suolo donato dal comm. Giovanni Ascione, pronipote di donna Agnese; esso comprende sale per le associazioni cattoliche maschili e femminili, una sala biblioteca, un salone per manifestazioni e, al primo piano, la canonica.

La chiesa possiede un grande e bellissimo ostensorio in argento fuso e dorato, riccamente decorato con incrostazioni in corallo e pietre preziose, opera della Ditta di coralli del citato comm. Ascione, e inaugurato nel 1933, durante le celebrazioni del Congresso Eucaristico a Torre del Greco.

fonte: www.torreweb.it
 

Articolo del 21/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 1145 Volte

You Tube Oscar: Assegnati gli Awards... Bellissimo.




You Tube Oscar e il vincitore è senza nome...
Assegnati gli Awards, decine di milioni di voti. La star è un bimbo che ride; grande sconfitta, nella sezione politica, Obama Girl
. Guarda tutti i video.
 

Articolo del 21/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 2147 Volte

Liceo Ginnasio Sannazaro - Napoli: laboratorio di produzione audiovisiva guidato dal prof. Massimo Albin.

CPVS TVNET Liceo Ginnasio Sannazaro - Napoli

 
Da diversi anni è attivo al liceo Sannazaro un laboratorio di produzione audiovisiva guidato dal prof. Massimo Albin, che dalla fine del 2005 ha iniziato a mettere in rete i propri materiali.
 

Articolo del 22/03/2008 Pubblicato in fotografie Letto 4760 Volte

difiorefotografi - Napoli, Ravello: matrimonio all'aperto. Reportage - Wedding



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Articolo del 22/03/2008 Pubblicato in mostre Letto 2149 Volte

A Padova il paesaggio ripreso dall'obiettivo dei grandi fotografi - Mostra fotografica.

Dal 22 marzo al 31 maggio la quarta edizione della rassegna "Padova Aprile Fotografia" Dai panorami alpini agli scorci urbani, cinque mostre con artisti italiani e internazionali.

A Padova il paesaggio ripreso
dall'obiettivo dei grandi fotografi


Mario Lasalandra PADOVA - La natura e le città, la loro bellezza e i loro cambiamenti visti attraverso l'occhio di grandi fotografi. Da domani al 31 maggio torna "Padova Aprile Fotografia", con cinque mostre di alto livello ospitate in sedi storiche della città veneta.
La quarta edizione della rassegna, intitolata "Passaggi/paesaggi 2", ripercorrerà l'opera di alcuni artisti di spicco come il tedesco Joseph Beuys e lo svizzero Albert Steiner, ma proporrà anche gli scatti di giovani fotografi contemporanei.
Il ricco programma comprende quattro mostre personali e una collettiva, che apriranno al pubblico in date diverse ma che saranno tutte legate da un unico filo conduttore: il paesaggio. "E' una tematica di particolare profondità ed è per questo che lo abbiamo scelto", dice Enrico Gusella, ideatore della rassegna insieme ad Alessandra De Lucia. "Lo sguardo del fotografo è fondamentale per capire l'ambiente e la realtà urbana ed il loro sviluppo". "Padova Aprile Fotografia", promossa dall'Assessorato alle Politiche culturali e Spettacolo - Centro nazionale di fotografia del Comune di Padova, partirà con l'inedita "Buby Durini for Joseph Beuys".
Dal 22 marzo al 4 maggio la mostra presenterà, attraverso le foto dell'amico e collaboratore Buby Durini, i lavori e il pensiero di questo eclettico artista, filantropo e sostenitore dei movimenti ambientalisti, che fu tra i protagonisti dell'arte contemporanea d'avanguardia sin dagli anni Sessanta. All'interno dei Musei Civici agli Eremitani, a quattro passi dalla celebre Cappella degli Scrovegni, saranno esposte in particolare fotografie che sono parte integrante dell'operazione "Difesa della Natura", uno dei capolavori di Beuys: un progetto affascinante sviluppato negli ultimi anni della sua vita e legato all'ecologia e alla difesa dell'uomo e della creatività.
Agli splendidi panorami montani della Svizzera sarà invece dedicata la retrospettiva su Albert Steiner "Del paesaggio sublime", in programma al Museo Civico di Piazza del Santo dal 29 marzo al 18 maggio. Nato nel 1877, il fotografo svizzero è ricordato in particolare per le straordinarie immagini delle Alpi, nelle quali è facile trovare riferimenti ai quadri di Giovanni Segantini e Ferdinand Jodler.
A Padova saranno esposte un'ottantina di fotografie, che oltre alla bellezza del paesaggio trasmettono anche l'amore del loro autore per la natura vista come risorsa di spiritualità. Ai fotografi italiani sarà poi riservata la collettiva "Passaggio a Nord Est", allestita alla Galleria Cavour dal 6 aprile al 18 maggio. L'esposizione proporrà le opere di 25 autori nazionali, appartenenti a generazioni diverse e caratterizzati da percorsi personali e formazioni differenti. Ma se l'eterogeneità delle fotografie, che spazieranno dal bianco e nero ai colori accesi e dalla campagna alle industrie, sarà un elemento caratteristico, nelle intenzioni degli organizzatori a emergere sarà il paesaggio come fonte di ispirazione per tutti gli artisti.
Lo stesso giorno aprirà anche la personale "Paesaggi Urbani: transiti e differenze" di Alexandre Marchi. Nelle Scuderie di Palazzo Moroni, dal 6 al 30 aprile, sarà presentata una selezione di una cinquantina di scatti a colori di questo giovane fotoreporter francese. Da Nancy a New York, da Londra al Marocco e a Malta, il tema centrale sarà la dimensione urbana, rappresentata in immagini nitidissime dalle quali traspare lo spirito dei luoghi ritratti. Infine, dal 7 aprile al 31 maggio, la Galleria Sottopasso della Stua sarà la sede della mostra "Diagonale d'Oriente" di Davide Bramante.
In dodici foto di medio e grande formato sarà proposto un originale viaggio attraverso l'Italia, da Siracusa a Padova, fatto seguendo per 30 giorni una linea tracciata dall'autore sull'atlante. Le opere, scattate con una tecnica fotografica che utilizza doppie e multiple esposizioni per sovrapporre più scatti nello stesso fotogramma, collegano così l'Etna, Ischia, Urbino, Ravenna e gli altri luoghi attraversati dall'artista.


fonte: repubblica.it
 

Articolo del 23/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 1356 Volte

difiorefotografi - Portici: Buona Pasqua a tutti.

 

Articolo del 24/03/2008 Pubblicato in fotografie Letto 1737 Volte

difiorefotografi - Napoli, S. Agnello: La fontana nella villa comunale. Reportage - Sorrento

 

Articolo del 24/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 1398 Volte

Dal 22 marzo al 13 aprile la splendida fioritura nell'Isola Madre. Giardini delle camelie aperti per l'esplosione della primavera.

Dal 22 marzo al 13 aprile la splendida fioritura nell'Isola Madre Sarà possibile ammirare e fotografare anche varietà oggi estinte Giardini delle camelie aperti per l'esplosione della primavera.
 di SARA FICOCELLI

Giardini delle camelie aperti
per l'esplosione della primavera

ISOLA MADRE, LAGO MAGGIORE - Insieme alla rosa è il fiore più romantico e profumato, nel linguaggio botanico è sinonimo di "perfetta bellezza" e "superiorità non esibita" e in genere si regala in segno di stima. La camelia dal 22 marzo al 13 aprile sarà la protagonista di un'esplosione di colori nei giardini dell'Isola Madre, di proprietà della famiglia Borromeo, la più grande dell'arcipelago del Lago Maggiore.

Da una varietà di camelia si estrae il té verde. Ed è pensando alla camelia che Alexandre Dumas scrisse il suo libro più scandaloso (La signora delle camelie appunto), da cui ebbe origine la moda di usarne una come ornamento di generose scollature. La camelia, che nel 1848 tanto colpì lo scrittore francese, già venti anni prima aveva fatto innamorare Giberto V Borromeo e suo figlio Vitaliano IX, che decisero di introdurla nel giardino dell'Isola. Anni di lavoro hanno portato mani esperte a ottenere circa 500 varietà diverse, tanto che la Madre è stata poi definita "isola delle camelie".
Trattandosi di un parco storico, alcuni esemplari hanno assunto con il tempo le dimensioni di veri e propri alberi. Per quanto riguarda i giardini aperti al pubblico, sono oltre 150 le varietà che per tre settimane si potranno annusare, fotografare, filmare e ammirare, compresa l'antica Pink Rosea.
Gli appassionati di tecnologia potranno riprendere i fiori e inviare le immagini al sito delle Isole Borromee: le più belle saranno messe on line, con il nome del loro autore e la data in cui è stata documentata la fioritura. Tra fiori recisi e foglie di tè, si potrà finalmente rivedere la Hagoramo, una antichissima varietà originaria del Giappone, in lingua originale "franklinia alatamaha", ovvero "abito di piume".
Questa specie è ormai estinta in natura e si può trovare solo qui; i giardini ospitano anche le specie Camelia Cuspidata, Saluensis, Salicifiglia e Transnokoensis. Le camelie, originarie di Cina e Giappone, furono importate in Europa da G. J. Camel a partire dalla seconda metà del '700, ma la pianta raggiunse vera popolarità solo un secolo dopo, grazie al libro di Dumas.
Da allora il suo successo è stato consacrato più volte: Madame Chanel ha insegnato a portarla sui suoi tailleur e negli anni '30 non c'era giardino che non ne avesse una.
Questo fiore meraviglioso non poteva che trovare dimora qui, su un'isola nobile, tra le acque serene di un lago. Un'isola definita da Gustave Flaubert "il luogo più voluttuoso del mondo" per la sua atmosfera raccolta, quasi incantata. Un giardino di piante rare e fiori esotici, nel quale vivono in libertà pavoni, pappagalli e fagiani, rendendo a pieno il fascino di una terra tropicale. Oltre alle camelie, l'isola è famosa per la fioritura di azalee, rododendri e per i pergolati di glicini antichissimi.

fonte : repubblica.it
 

Articolo del 25/03/2008 Pubblicato in fotografie Letto 1840 Volte

difiorefotografi - Napoli, Torre del greco, colle s. Alfonso: I pagetti. Reportage - Matrimonio

 

Articolo del 25/03/2008 Pubblicato in attualità Letto 2513 Volte

Poeta Massimo, in uscita il 4 aprile 2008 un disco con Canzoni di Massimo Troisi e Enzo De Caro.

Da Repubblica.it – 23 Marzo 2008.

In un bell’articolo, pubblicato su Repubblica.it, si parla della prossima uscita di una raccolta di canzoni del compianto e amatissimo attore Napoletano di San giorgio a Cremano. Uscirà il 4 Aprile, infatti, il disco “Poeta Massimo”, un omaggio dell’attore Enzo Decaro all’amico scomparso.

Silvana Mazzocchi scrive: “Versi fatti riemergere trent'anni dopo con quella gioia sofferta e discreta che solo una grande amicizia permette. Dodici canzoni scritte da Massimo Troisi insieme con Enzo Decaro nel 1975, all'inizio del loro sodalizio artistico, prima del grande successo toccato alla Smorfia, quando il trio Troisi-Arena-Decaro conquistò la notorietà grazie alla radio e alla tv. Dodici poesie, rimaste finora sconosciute, che Troisi aveva musicato con il suo amico chitarrista Vincenzo Purcaro (in arte Decaro). Una sfida lanciata con ironia e dedizione, in una stagione lontana intrecciata di passioni, speranze e utopie. Il disco, Poeta Massimo, in uscita il 4 aprile, verrà presentato in contemporanea al ministero dei Beni culturali. "Eravamo due ragazzi che cercavano la loro strada. E le canzoni, la musica erano una delle tante possibili. Ci vedevamo dove capitava, Massimo buttava giù un'idea e se ne parlava, se ne discuteva". “

Nell’articolo completo, l’intervista con Decaro e tutti i dettagli sul disco e sulla nascita dell’idea.

 

Articolo del 26/03/2008 Pubblicato in mostre Letto 2717 Volte

Napoli - Fotografo da Museo - Thomas Struth in mostra al Museo Madre, Napoli.

Il Fotografo Thomas Struth a Napoli dal 19 Gennaio al 28 Aprile 2008

" I più importanti musei del mondo sono la sua riserva naturale di caccia. Si diverte a nascondersi tra la folla di visitatori e a osservare le dinamiche schizofreniche di un mondo umano in balia del fascino dei capolavori dell'arte. Per poi immortalare i comportamenti di questi piccoli grandi fruitori della cultura di massa. Ed elaborando un ritratto sociologico dello spirito contemporaneo. E' Thomas Struth, uno dei più geniali fotografi di questa alba di terzo millennio, diventato celebre, non solo con riconoscimenti espositivi globali, ma anche con valutazioni da capogiro raggiunte dalle sue opere, con la serie delle "Museum Photographs", iniziata a partire dal 1989, con cui ha segnato la storia di una nuova tecnica e di un nuovo linguaggio nella fotografia. A lui il Museo Madre (Museo d'Arte Contemporanea Donna Regina) di Napoli dedica una vasta antologica dal 19 gennaio al 28 aprile, curata da Mario Codognato e da Ulrich Baer (ordinario di Storia e Letteratura tedesca della New York University).

Eppure, il pregio di questa rassegna sta tutta nel non favorire esclusivamente il tema blasonato dei suoi musei, che rimane di indubbio fascino, ma di ricostruire tutta la sua folgorante carriera creativa che non ha mai perso colpi. Thomas Struth si riconferma, dunque, uno dei massimi esponenti della fotografia contemporanea attraverso la visione ravvicinata di circa una cinquantina di lavori, alcuni di grandi dimensioni, che partono dai suoi esordi, alla fine degli anni Settanta - la sua prima personale fu a New York nel 1978 - dedicate al paesaggio urbano in bianco e nero. Un diario preciso e attento, che non scade mai nella vibrazione poetica, prediligendo l'eleganza della sobrietà, con cui documenta la storia delle città, il suo valore urbano, l'estetica del suo divenire, e annota l'interazione fenomenica tra i suoi abitanti all'interno delle realtà architettoniche. Il suo esordio non fu certo casuale.

Nato a Gelden, vicino a Colonia, nel 1954, si è formato all'Accademia di Belle Arti di Duesseldorf, ereditando un gusto tutto modernista di impronta concettualistica, se non addirittura minimalista per le immagini. Gli sono bastate la guida di Gerhard Richter per la pittura e quella di Bernd Becher per la fotografia per puntare il suo estro sull'uso essenziale dell'obiettivo fotografico, spingendosi verso scenari urbani in cui evidenziare il senso della collettività e della quotidianità. Ambienti saturi di un'atmosfera urbana che lasciassero trasparire non solo il confortevole fluire della vita ma anche la carica eversiva della modernità. La mostra cavalca, quindi, la sua apoteosi creativa, quella che lo ha caratterizzato in maniera universale, che lo ha trasformato letteralmente nel magister di una scuola nuova: la serie di celebri immagini in cui Thomas Struth ritrae i visitatori intenti a contemplare le opere all'interno dei musei. Sono tutte opere di grande formato, a colori, dove l'effetto sovradimensionato sembra trasfigurare l'abituale fruizione della fotografia per aprire nuove percezioni psicologiche nel visitatore.

E' un gioco teatrale spettacolare, da applauso. Quello che poteva essere un intento documentario di ambienti museali diventa letteralmente una messinscena. Thomas Struth può immortalare le sale del museo con i suoi capolavori universali, coinvolgendo gli stessi visitatori, che diventano anche loro elementi perfettamente integrati con l'ambiente circostante, in una sorta di teatralità silenziosa, dove il turista appare trasfigurato in una comparsa della scena. Ma Struth può anche avvicinarsi di più alle persone, colte nel momento in cui contemplano l'opera d'arte. Ed è questo il suo segno più arguto e innovativo, scegliendo di ritrarre frontalmente la gente che guarda, vista come dal punto di vista dell'opera: quasi uno studio psicologico dei modi di guardare e di recepire l'arte di persone di diverse età, sesso e provenienza sociale. Struth punta così a ritrarre la condizione esistenziale dell'uomo confrontato con la propria immagine nell'opera d'arte. Ecco, allora, ritrovare nelle sue immagini folle di individui nelle più svariate attività: possono ammirare estatiche l'opera, possono ascoltare la guida, possono distogliere l'attenzione e osservare altre persone.

E' un saggio sull'osservazione, sull'osservare e sull'essere scrutati. Ma la mostra registra anche le altre indagini tematiche - Struth lavora principalmente per serie - quelle legate alle chiese e ai luoghi sacri, dove il fotografo trasfigura la monumentalità architettonica e spaziale, profusa di valori cromatici, nella superficie invasiva di un "pattern" decorativo, come ad esempio realizza con la facciata del Duomo di Milano. Chicca della rassegna napoletana è, poi, la presenza dei suoi cosiddetti "Paradisi", scatti fotografici che ritraggono luoghi dove l'uomo non ha mai o ha raramente messo piede. Qui scorre l'altro tema caro a Thomas Struth, quello della natura, dei territori incontaminati, delle foreste amazzoniche, di una natura, insomma, che è prima attrice assoluta in una dimensione parallela alla realtà urbana, un mondo senza tempo, sospeso in una grandiosità sconosciuta e silenziosa. Un tema spiazzante che appare opposto a tutta quella civiltà fatta di arte, di città e architetture finora percorse. D'altronde, l'essenza di questa fotografia la indica lo stesso Struth quando dichiara che "cerco un dialogo tra passato e presente e la possibilità di cercare uno spazio di quiete nel nostro mondo frenetico".

Notizie utili - "Thomas Struth", dal 19 gennaio al 28 aprile, Museo Madre, Via Settembrini, 79. Napoli. La mostra è curata da Mario Codognato e da Ulrich Baer.

Orari: dal lunedì al venerdì, 10 - 21, sabato e domenica 10 - 24. Chiuso: martedì.

Ingresso: Intero: € 7.00, ridotto: € 3.50. Audioguide € 4.00

Informazioni: tel. 081-19313016 (lunedì - domenica: ore 10.00 - 20.00)

Sito Internet: www.museomadre.it

Catalogo: Electa. "

fonte: www.kataweb.it

 
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